lunedì 11 aprile 2016

Il testo


L'età del ferro e il declino dell'uomo (Esiodo, Opere, 174-201)

Nel passo seguente Esiodo, dopo aver descritto le precedenti quattro stirpi (quella d'oro, di argento, di bronzo e degli eroi) illustra la degenerazione del genere umano nell'età del ferro, quella della quale il poeta ritiene peraltro di fare parte. Nella parte finale del brano viene raffigurato lo scenario catastrofico con il quale, secondo il poeta di Ascra, anche la stirpe (o età) del ferro vedrà la sua fine. In prospettiva, forse, Esiodo lascia trasparire un messaggio di speranza.
Il brano è stato suddiviso per facilitare al fruitore la corrispondenza fra la traduzione e l'originale greco (avvicinando il cursore del mouse ad ogni lemma greco viene evidenziata in giallo la sua traduzione in italiano e viceversa).

       Μηκέτ᾽ ἔπειτ᾽ ὤφελλον ἐγὼ πέμπτοισι μετεῖναι
175 ἀνδράσιν, ἀλλ᾽ ἢ πρόσθε θανεῖν ἔπειτα γενέσθαι.
       νῦν γὰρ δὴ γένος ἐστὶ σιδήρεον· οὐδέ ποτ᾽ ἦμαρ
       παύσονται καμάτου καὶ ὀιζύος οὐδέ τι νύκτωρ
       φθειρόμενοι· χαλεπὰς δὲ θεοὶ δώσουσι μερίμνας.
       ἀλλ᾽ ἔμπης καὶ τοῖσι μεμείξεται ἐσθλὰ κακοῖσιν.

       O se avessi potuto io evitare mai di far parte degli uomini
175 della quinta stirpe, ma morire prima o nascere dopo!
       Ora vi è infatti la stirpe di ferro: di giorno mai
       gli uomini cesseranno di essere consunti dalla fatica e dalla miseria, nè in notte
       alcuna; e aspre pene manderanno loro gli dèi.
       Nondimeno, pure per questi, beni si mischieranno ai mali.


180 Ζεὺς δ᾽ ὀλέσει καὶ τοῦτο γένος μερόπων ἀνθρώπων,
       εὖτ᾽ ἂν γεινόμενοι πολιοκρόταφοι τελέθωσιν.
       οὐδὲ πατὴρ παίδεσσιν ὁμοίιος οὐδέ τι παῖδες
       οὐδὲ ξεῖνος ξεινοδόκωι καὶ ἑταῖρος ἑταίρωι,
       οὐδὲ κασίγνητος φίλος ἔσσεται, ὡς τὸ πάρος περ.

180 Anche questa stirpe di uomini mortali Zeus distruggerà,
       quando, nascendo, già canute siano loro le tempie.
       il padre sarà simile ai figli, i figli al padre,
       l'ospite all'ospite e l'amico all'amico,
       sarà caro il fratello, come invece è nel presente.


185 αἶψα δὲ γηράσκοντας ἀτιμήσουσι τοκῆας·
       μέμψονται δ᾽ ἄρα τοὺς χαλεποῖς βάζοντες ἔπεσσι,
       σχέτλιοι, οὐδὲ θεῶν ὄπιν εἰδότες· οὐδέ κεν οἵ γε
       γηράντεσσι τοκεῦσιν ἀπὸ θρεπτήρια δοῖεν·
       χειροδίκαι· ἕτερος δ᾽ ἑτέρου πόλιν ἐξαλαπάξει·

185 Ma presto disonoreranno i genitori che invecchiano:
       li insulteranno, rimbrottandoli con aspre parole,
       sciagurati!, senza curarsi del castigo degli dei; nè essi
       ai genitori invecchiati di che nutrirsi daranno,
       avendo giustizia nella forza: e l'uno saccheggerà la città dell'altro;


190 οὐδέ τις εὐόρκου χάρις ἔσσεται οὐδὲ δικαίου
       οὐδ᾽ ἀγαθοῦ, μᾶλλον δὲ κακῶν ῥεκτῆρα καὶ ὕβριν
       ἀνέρα τιμήσουσι· δίκη δ᾽ ἐν χερσί· καὶ αἰδὼς
       οὐκ ἔσται, βλάψει δ᾽ ὁ κακὸς τὸν ἀρείονα φῶτα
       μύθοισι σκολιοῖς ἐνέπων, ἐπὶ δ᾽ ὅρκον ὀμεῖται.

190 nè un qualche rispetto otterrà il giuramento nè il giusto
       o il buono, piuttosto l'autore di mali e l'uomo violento
       rispetteranno; giustizia sarà nella violenza; e pudore
       non vi sarà, ma il cattivo danneggerà l'uomo buono
       intrecciando discorsi ingannevoli, e giurerà contro il giuramento.


195 ζῆλος δ᾽ ἀνθρώποισιν ὀιζυροῖσιν ἅπασι
       δυσκέλαδος κακόχαρτος ὁμαρτήσει στυγερώπης.
       καὶ τότε δὴ πρὸς Ὄλυμπον ἀπὸ χθονὸς εὐρυοδείης
       λευκοῖσιν φάρεσσι καλυψαμένω χρόα καλὸν
       ἀθανάτων μετὰ φῦλον ἴτον προλιπόντ᾽ ἀνθρώπους
200 Αἰδὼς καὶ Νέμεσις· τὰ δὲ λείψεται ἄλγεα λυγρὰ
       θνητοῖς ἀνθρώποισι· κακοῦ δ᾽ οὐκ ἔσσεται ἀλκή.

195 L'invidia agli uomini tutti, miseri,
       con infausto suono, contenta del male, si accompagnerà, sinistra lo sguardo.
       ed ecco allora verso l'Olimpo, dalla terra con le sue ampie contrade,
       coprendo la bella carnagione con bianchi veli,
       andranno alla stirpe degli immortali, abbandonando gli uomini,
200 Pudore e Sdegno: resteranno i tristi dolori
       agli uomini immortali, niente vi sarà a difesa dal male.

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