domenica 10 aprile 2016

Commento alla lettura

Analisi del testo








Età dell'Oro, Lucas Cranach il vecchio.


Narrata dettagliatamente la fine della quarta età dell'uomo, quella degli eroi, Esiodo introduce la quinta ed ultima età della sua narrazione (quella del ferro), a lui contemporanea.

L'accorata esclamazione dei vv. 174-175 entra immediatamente in contrasto con la pacatezza dei versi precedenti, nei quali viene mostrato come gli "ὄλβιοι ἥρωες", "eroi fortunati" dell'età precedente, ora vivano "ἐν μακάρων νήσοισι", ovvero "nelle isole dei Beati", con "ἀκηδέα θυμὸν", "cuore tranquillo", in un "μελιηδέα καρπὸν", "terreno fecondo".

Al contrario, l'età del ferro presente, la cui descrizione viene trattata nei vv. 176-179, si configura come il periodo peggiore della storia dell'esistenza umana: indicatori linguistici sono l'abbondanza di vocaboli dal forte senso negativo ("καμάτου", "ὀιζύος", "φθειρόμενοι", "χαλεπὰς", "μερίμνας").

Dal v. 180 fino al 190, invece, viene descritto interamente il processo di degradazione della società umana, che porterà alla fine catastrofica dell'età del ferro: il tono è più potente e incalzante, attraverso brevissimi periodi, collegati per asindeto, il forte uso della negazione "non", "né", "niente", talvolta persino in anafora, a significare il capovolgimento completo delle norme della legge umana, divina e morale, introdotto da un'anomalia naturale, il precoce invecchiamento dei neonati, a cui segue l'annullamento dei rapporti più importanti della società greca: la parentela diretta, l'ospitalità, l'amicizia e la fratellanza. Nei quattro versi il rapporto genitore-figlio perde la propria sacralità.

Dal  v.190 fino al 201, infine, viene mostrato il rovesciamento dei profondi valori morali, quali l'onestà, il pudore e la giustizia, elemento questo assai presente nell'opera esiodea, dal momento che tocca particolarmente il poeta, per via delle sue vicende biografiche. Infine compare sotto forma di "deus ex machina" la personificazione dell'Invidia, che si mostra in tutta la sua potenza onnipresente nell'umanità, mentre Pudore e Sdegno lasciano la Terra, salendo all'Olimpo per abbandonare definitivamente gli uomini.

Il mito delle cinque età
 
















Vasari, Urano evirato da Cronos


Il mito esiodeo delle cinque età, del quale il passo estratto fa parte, è un racconto eziologico, attraverso il quale Esiodo si propone di collegare sul piano temporale la narrazione omerica al suo tempo presente, operazione mai compiuta prima di lui. Tuttavia sulla base di indagini filologiche è emerso che Esiodo non sembra aver creato dal nulla questo mito: già un poema epico indiano presente in forma orale a partire dal XV secolo a.C. prevedeva una quadripartizione della storia dell'uomo. Il poeta greco è pioniere invece dell'attribuzione di un metallo a ciascuna età, "inventando" il tòpos dell' "età dell'oro", che sarà frequentemente ripreso durante la letteratura di tutta l'età classica, ed è stato il primo ad aver introdotto "ad hoc" una quinta età, degli eroi, collocata fra quella del bronzo e quella del ferro, che rompe con apparente disarmonia il processo continuo di decadenza del genere umano. 
Per approfondire questo tema, ovvero come il mito abbia riscontri in altri autori ed opere (anche non greco-latine) e quali analogie e differenze siano presenti fra Esiodo e loro clicca qui.

Il concetto di "età", la traduzione che nella fattispecie viene conferita al vocabolo greco "γένος", inoltre non esaurisce nella sua traduzione italiana la vasta gamma di significati che assume nell'epoca esiodea: analizzando approfonditamente il termine ed il suo uso nel contesto si può più correttamente interpretare il passo ed in generale la posizione di Esiodo nei confronti dell'epoca a lui contemporanea e della storia dell'umanità in generale.

Infatti ad una prima interpretazione il mito delle cinque età offre al lettore uno scenario generalmente pessimistico ed inesorabilmente catastrofista, nel quale, a differenza della sua Teogonia nella quale da una situazione di caos iniziale il cosmo prende ordine, l'umanità procede in un processo di naturale decadenza, interrotto dal temporaneo miglioramento apportato dall'età degli eroi, a cui comunque segue la caduta ancora più in basso con l'età del ferro.

Tuttavia sarebbe banale ridurre l'intersezione dell'età degli eroi come semplice stratagemma adottato da Esiodo per giustificare il passaggio dal mondo del mito omerico all'epoca a lui contemporanea: una seconda interpretazione del mito esiodeo infatti presenta una concezione "ciclica" delle età, suggerita dai versi 174-175 ("O se avessi potuto io evitare mai di far parte degli uomini / della quinta stirpe, ma morire prima o nascere dopo!") in particolare sui termini "nascere dopo" è possibile immaginare un ritorno all'età dell'oro a seguito di quella del ferro.













 L'età del ferro (1637-1641), Pietro Berrettini da Cortona
 Palazzo Pitti, Firenze



Questa tesi è stata ripresa dall'antropologo francese Jean-Pierre Vernant che nella sua opera "Mito e pensiero presso i Greci" mostra come esistano "rapporti di opposizione e complementarità" fra coppie di età, ossia:
  • Oro e argento: nella quale l'argento viene descritto esplicitamente come "molto peggiore", "πολὺ χειρότερον" rispetto all'oro
  • Bronzo ed eroi: nella quale la seconda età è valutata positivamente (questi due termini sono in posizione chiastica rispetto agli altri due)
  • Ferro: migliore rispetto alla sua parte conclusiva, ma nettamente peggiore, forse a quel "dopo" del verso 175
L'idea fu sviluppata anche attraverso la "teoria trifunzionale" di Georges Dumézil, il quale mostrò come si possa accostare la stirpe regale alle prime due età, quella guerriera alla seconda coppia e quella lavorativa all'ultima età, creando così un parallelo "sociale" del mito esiodeo.

La vittoria finale della " ὕβϱις", la tracotanza, sulla capacità raziocinante dell'essere umano di dominare il caos generato da una società precedente alla scoperta della giustizia, la "δίκη", ha fatto molto discutere in merito alla posizione di Esiodo nei confronti del progresso umano. La nozione di progresso è stata un tema centrale per tutta la storia della letteratura occidentale ed in generale i pensatori e gli autori di tutte le epoche si sono trovati divisi fra ottimisti e pessimisti per quanto concerne questa tematica. Per considerare più attentamente la posizione del poeta delle Opere e vedere come la nozione di "progresso" sia evoluta nei secoli clicca qui.

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